La percezione extrasensoriale (ESP)
Bruno Severi
La percezione extrasensoriale comprende quei fenomeni che
portano all'acquisizione di informazioni per via anomale o
sconosciute. Per tale ragione, questi fenomeni vengono anche
definiti psi-cognitivi. L'ESP viene comunemente suddivisa in
tre categorie, anche se non si è certi che questa divisione
rappresenti la vera realtà delle cose. In ogni modo, manteniamo
questa impostazione che ci permetterà una più facile
comprensione dei fenomeni in esame.
La
Telepatia ( lettura del pensiero, suggestione
mentale, trasmissione del pensiero)
è
quel processo mediante il quale una persona viene a conoscenza
di uno o più contenuti mentali di un'altra persona, senza
l'ausilio dei cinque sensi e di alcun altro mezzo di
comunicazione noto.
La
Chiaroveggenza (telestesia, paragnosia e metagnomia)
è
quel processo mediante il quale una persona viene a conoscenza
di una realtà oggettiva al di là della portata dei cinque sensi
e delle possibilità convenzionali di apprendimento e potendo
escludere la
Telepatia.
La
Precognizione
è la
conoscenza di eventi futuri assolutamente non prevedibili e che
non possono essere favoriti in nessun modo da chi fa la
predizione.
ESP
spontanea
Da un altro punto di vista, i fenomeni paranormali si possono
ulteriormente suddividere in spontanei e in sperimentali. I
primi avvengono per lo più spontaneamente, appunto, senza che
noi possiamo prevederli, accadono in modo inatteso,
imprevedibili nei modi e nei tempi della loro manifestazione,
quando cioè meno ce lo aspettiamo. E sono proprio questi i
fenomeni di tipo più sconvolgente, perché sono portatori di
notizie o intuizioni spesso importanti, talora tragiche, meno
spesso invece del tutto banali. A chi di noi non è accaduto, se
non proprio per esperienza diretta almeno per sentito dire, di
conoscere inspiegabilmente cose che umanamente non avrebbe
potuto apprendere e che gli sono state utili per evitare fatti
spiacevoli, o scongiurare pericoli imminenti? Queste esperienze
conoscitive si manifestano di solito sotto forma di sensazione,
di idea improvvisa, di sogno, alcune volte di visione o di
allucinazione. Per poter meglio inquadrare questi fenomeni di
volta in volta così diversi, il fisiologo russo Leonid Vassiliev
ha suddiviso la telepatia (ma il discorso potrebbe valere anche
per la chiaroveggenza e la precognizione) in cinque classi,
comprendendo la prima classe sensazioni molto vaghe di qualche
messaggio, senza che il percipiente sappia riconoscere
chiaramente il contenuto e l'eventuale fonte. A posteriori
impara che un fatto è successo ed ha tutti i requisiti per
collegarsi a quella strana sensazione. Nella seconda classe, il
messaggio percepito è legato ad una persona precisa, ma il
contenuto di quel messaggio è ancora assai vago. Nella terza
classe, il percipiente conosce anche i dettagli di ciò che è
successo alla persona (o alla situazione) a cui corre il suo
pensiero, però, molto spesso, i dettagli assumono una forma
simbolica. Quindi, nella quarta classe, il percipiente vive
allucinatoriamente l'esperienza telepatica, ossia proietta
all'esterno immagini fornitegli dall'inconscio ritenendole del
tutto reali. Infine, la quinta classe comprende un tipo di
fenomeno piuttosto strano, ma non per questo meno frequente. Si
tratta dell'O.B.E. ("out of the body experiences"), in italiano
letteralmente: esperienze fuori dal corpo. Il sensitivo si sente
come uscito dal proprio corpo e con la mente (?) può visitare
altri luoghi, anche distanti, e riferirne al ritorno. Sarebbe,
dunque, una forma di chiaroveggenza viaggiante.
Facciamo ora un esempio di un caso che potrebbe rientrare nel
primo gruppo della classificazione di Vassiliev, non importa per
ora stabilire di quale tipo di fenomeno Psi cognitivo si tratti.
Una persona è solita prendere un certo treno ed un giorno, senza
sapersi spiegare il motivo, decide di prendere il treno
successivo. Lascia partire il suo solito treno indeciso se
considerarsi uno sciocco od un superstizioso. Ma c'è qualcosa di
strano oggi nei suoi pensieri, c'è una strana sensazione, forse
un presentimento che non lo lascia tranquillo. O, forse, è solo
sotto l'influenza di brutti sogni avuti nella notte. Nel dubbio
è meglio stare nel sicuro, quel treno oggi ha per lui un'aria un
po' sinistra, non lo vede con la stessa indifferenza delle altre
volte . E lo lascia partire attendendo il successivo. A questo
punto le possibilità, naturalmente, sono due: la prima è che non
accadrà nulla di particolare, il treno arriverà normalmente a
destinazione. La seconda possibilità è facilmente intuibile:
qualcosa di brutto o di spiacevole si verificherà su quel treno.
E quell'uomo ha fatto bene a seguire quel presentimento, a
lasciarsi guidare da quella strana sensazione: queste cose
saranno anche superstizioni, ma non si sa mai. E lasciamo finire
la storia su questa seconda possibilità, cioè che quell'uomo ha
veramente evitato un pericolo perché qualcosa di spiacevole
succederà su quel treno (1). Ammessa questa conclusione, che
cosa ciascuno di voi si sentirebbe autorizzato a credere? Forse
che è stato un caso, quella persona ha dormito male, non era nel
suo centro, vedeva le cose storte quel giorno e fortuitamente,
ed anche fortunatamente, è arrivato alla decisione di rimandare
la partenza. È stata una semplice coincidenza.
Vi è mai capitato di trovarvi con una persona e state per dire
una parola e proprio nello stesso momento l'altro pronuncia la
stessa parola? Oppure di stare per intonare il motivo di una
canzonetta e chi vi sta accanto vi precede di una frazione di
secondo nel canticchiare la stessa canzone? O, ancora, state
pensando ad una persona, magari di cui non avete notizie da
tanto tempo e proprio in quell'istante sentite suonare il
telefono o alla porta... ed è proprio lei? Anche questi
fatterelli che vi ho raccontato si possono spiegare benissimo
con le coincidenze: succedono tante cose nella vita di tutti i
giorni, qualche coincidenza del genere può benissimo capitare.
Eppure, quando questi fatti succedono, molti rimangono perplessi
e non riescono a cacciare il dubbio che possa essere stato
qualcosa di diverso dal caso. Specialmente se a qualcuno questi
fatti strani capitano con una certa frequenza o se questi fatti
possiedono dei risvolti di una considerevole importanza, a volte
anche decisiva nella vita di chi li sperimenta (ad esempio, la
conoscenza della morte di un familiare o di una disgrazia di
altro genere). Ma se supponiamo che alcune volte questi fatti
possono non dipendere dal caso, allora da cosa derivano?
Ricordiamo che queste conoscenze, in base ad ogni canone
logico-scientifico, non dovrebbero esistere. Infatti, che cosa
ci autorizza a credere di potere alcune volte conoscere eventi
futuri, o fatti che avvengono al di là della portata dei nostri
sensi, o di percepire il pensiero altrui? Sono questi alcuni dei
problemi che si è posta la parapsicologia e che cerca di
studiare e di capire.
ESP sperimentale
Ma ancora non abbiamo potuto scartare l'ipotesi che sia proprio
il caso a consentire queste situazioni e che, anziché di fatti
paranormali, non si tratti invece di coincidenze. A questa
domanda, che viene spontanea davanti a tanti fatti aneddotici,
ha cercato di fornire una risposta il secondo aspetto della
ricerca paranormale, ossia quella sperimentale. Si dice
fenomenologia sperimentale o quantitativa quella che si cerca di
produrre o favorire in laboratorio, che è condotta da persone
altamente qualificate con i metodi ed i mezzi che la scienza
attuale ci fornisce.
Perché una ricerca nel campo della fenomenologia ESP possa dirsi
condotta in modo veramente sperimentale, occorre che:
-
il fenomeno sia provocato, o condizionato, dallo
sperimentatore;
-
esista un " bersaglio" ben definito, anche se complesso;
-
ci sia un responso formulato dal percipiente e controllato
da almeno due sperimentatori;
-
che le condizioni sperimentali escludano, in modo
categorico, ogni trucco e fuga sensoriale;
-
che il responso escluda ogni processo deduttivo-logico.
Fatto questo, lo sperimentatore formulerà un giudizio di valore
per ogni responso e cercherà di tradurre i risultati in termini
quantitativi.
La maggior parte dei parapsicologi moderni assume come punto di
riferimento, per l'impostazione metodologica del proprio lavoro,
l'opera di J. Banks Rhine, ricercatore americano ritenuto un po'
il padre della parapsicologia moderna. La sua opera rappresenta
un momento fondamentale nella storia della parapsicologia di
questi ultimi decenni. Egli comprese che, per un solido
riconoscimento da parte della scienza ufficiale della
fenomenologia paranormale, occorreva superare la fase aneddotica
riguardante un complesso di fatti straordinari variamente
documentati (in genere poco o nulla). Per superare quella fase
di stallo in cui si veniva a trovare la parapsicologia, egli
riteneva che si dovessero progettare degli esperimenti che
fossero in grado di fornire risultati ripetitivi e che
consentissero di misurare, quanto più dettagliatamente
possibile, le misteriose forze in gioco e le variabili che
influenzano e favoriscono tali fenomeni. Il tutto in condizioni
controllate di laboratorio e con una metodologia ineccepibile.
La sua impostazione metodologica generale, ispirata
principalmente a quella delle scienze fisiche-matematiche e
psicologiche, è divenuta un riferimento standard per i
ricercatori di tutto il mondo. Il primo obiettivo della sua
ricerca nel campo dell'ESP fu di rispondere, mediante una
indiscutibile evidenza matematica, alla questione dell'esistenza
e della frequenza di questi fenomeni. Le sue tecniche
sperimentali sono estremamente semplici. Se, ad esempio, si
vuole provare la chiaroveggenza, basta prendere un mazzo di
carte, mischiarle accuratamente e nasconderle dalla vista del
soggetto che deve indovinare quale sia la sequenza casuale delle
carte stesse. Anche lo sperimentatore non deve conoscere
l'ordine delle carte. Il soggetto deve pertanto "vedere"
attraverso il mazzo e cercare di riconoscere il maggior numero
possibile di carte nella sequenza in cui si trovano nel mazzo.
Statisticamente si può calcolare quale sia la probabilità che un
soggetto indovini un certo numero di carte per caso. Ad esempio,
con un mazzo di 52 carte c'è una probabilità di 1 su 52 di
indovinare una carta estratta a caso dal mazzo, di 1 su 2.704 di
indovinarne due , una di seguito all'altra, di 1 su 140.608 di
indovinarne tre e di 1 su 7.311.616 di indovinarne quattro di
seguito. La differenza tra i successi ottenuti (il numero di
carte indovinate) e la media casuale è detta
deviazione.
È intuitivo che in un esperimento tanto più la deviazione è
grande, cioè tanto più i risultati si discostano dalla media
probabilistica, tanto maggiore significatività acquisterà il
risultato dell'esperimento. Oltre un certo valore della
deviazione, è chiaro che è da escludersi in modo pressoché
assoluto che l'indovinamento possa essere accaduto casualmente.
Bisogna allora vagliare altre spiegazioni: possiamo pensare, per
esempio, che il soggetto sperimentato conoscesse già da prima la
sequenza delle carte, oppure che egli sia riuscito a sbirciare
la distribuzione delle carte nel mazzo durante l'esperimento.
Possiamo così ipotizzare una causa normale. Ma se queste cause
possono essere ragionevolmente escluse, allora si deve pensare
che l'indovinamento sia avvenuto per altre ragioni.
Inizialmente, furono usate dal prof. Rhine carte i cui simboli
erano numeri da 1 a 10. In seguito, il Dr. Karl Zener, dello
staff dell'Istituto di Rhine, creò delle carte particolari che
presero il suo nome: carte Zener, dette anche carte ESP. Si
tratta di un mazzo di 25 carte, con 5 simboli ripetuti 5 volte:
il cerchio, la croce, il quadrato, la stella e le onde. I
simboli erano schematici e facili da ricordare. Questo tipo di
carte furono quasi universalmente adottate dai parapsicologi.
Furono compiuti da Rhine e dal suo staff esperimenti su base
statistica per lo studio della chiaroveggenza e della telepatia.
I soggetti venivano selezionati in base a test esplorativi, poi
si passava agli esperimenti veri e propri.
Essendo 25 le carte Zener ed ogni simbolo essendo rappresentato
5 volte, la probabilità di indovinare una carta è uguale ad un
quinto, ossia nel tentativo di indovinare tutte le 25 carte del
mazzo, l'attesa media casuale dei successi è uguale a 5. Ogni
serie di 25 prove, cioè quelle fatte su un mazzo intero,
costituisce un esperimento. Usando le carte Zener, Rhine provò
numerosi soggetti non selezionati nella Duke University a
Durham, nel Nord Carolina. Nei primi tre anni di
sperimentazione, riuscì a trovare 8 validi soggetti. Nel totale
di 85.724 prove che condusse con essi, questi ottennero 24.364
successi, cioè 7.219 in più di quelli attesi per caso. Questo
risultato ha una probabilità di avvenire per caso di 1 diviso 10
alla ventitreesima potenza ed è tale, è chiaro, da far ritenere
che ci sia stato un fattore extracasuale che ha determinato un
punteggio del genere. Cosa poteva mai essere questo fattore che
non era la casualità a fare indovinare ai soggetti sperimentati
da Rhine al di sopra della media probabilistica? La ESP
cominciava finalmente ad affermare, a piccoli passi, la sua
esistenza.
Il metodo sperimentale di Rhine su base statistica con le carte
Zener è applicabile sia alla telepatia, sia alla chiaroveggenza,
e sia alla precognizione. Esso è importante perché riesce ad
evidenziare doti di ESP in persone non selezionate, prese a
caso, sfruttando la legge dei grandi numeri. Infatti, Rhine non
si aspettava che il soggetto indovinasse tutte le carte ma,
facendo migliaia e migliaia di prove con soggetti anche non
particolarmente dotati, un minimo di ESP può venire evidenziato
e può assumere un valore di significatività elevato. In altre
parole, ogni deviazione dalla media, anche se piccola, se si
mantiene per un numero molto grande di prove, acquisterà una
significatività elevatissima. Ad esempio, se su 25 prove con le
carte Zener ottengo un risultato di 6 invece che di 5 (che è il
valore medio casuale), il peso di questo risultato è minimo per
affermare che possa essere stato ottenuto grazie ad un fattore
extracasuale. Ma se il valore medio di 6 lo ottengo su diverse
migliaia di prove, esso comincerà ad avere un interesse
notevolissimo. E per un numero ancora più elevato di prove,
anche un risultato medio di poco superiore a 5 (ad esempio 5,2 o
5,3), verrà ad assumere un grande rilievo. E poiché i soggetti
studiati da Rhine sembravano percepire senza l'ausilio dei
sensi, fu coniato il termine di "percezione extrasensoriale" (extrasensory
perception), abbreviato più semplicemente con la sigla
"ESP".
Modalità di esecuzione delle prove
Utilizziamo le carte ESP o Zener che sono state usate più
frequentemente. Viene mescolato il mazzo così da produrre un
assetto casuale. Ciò può essere fatto ancor meglio ricorrendo ad
un sistema meccanico di mescolamento. Lo sperimentatore,
preparato il mazzo, guarda una carta alla volta con cadenza
costante. Il percipiente, o soggetto, disposto in maniera da non
potere vedere le carte, cercherà di indovinarne il simbolo. Vi
sono molte maniere per dare la risposta che dipendono anche dal
tipo di esperimento che si vuole fare e dallo scopo specifico da
raggiungere (evidenziare la chiaroveggenza, la precognizione o
la telepatia).
-
Risposta a voce, in cui il soggetto cerca di indovinare le
carte man mano che vengono estratte dal mazzo; oppure, il
soggetto si limita a chiamare l'una dopo l'altra le carte
cominciando dalla prima in alto nel mazzo rovesciato, senza
mai toccare le carte stesse.
-
Nella tecnica detta di accoppiamento aperto (open
matching), il soggetto ha di fronte a sé, oltre al mazzo
coperto, 5 carte scoperte, una per ogni simbolo, dette carte
chiave. Senza parlare, toglie le carte coperte dal mazzo una
alla volta ponendole accanto alla carta chiave a cui egli
crede corrisponda. Alla fine si farà il confronto e si
calcolerà il punteggio.
-
La tecnica di accoppiamento alla cieca (blind matching)
è una variante della precedente, in cui le carte chiave sono
coperte e naturalmente il loro ordine e simbolo non è
conosciuto.
-
La tecnica di accoppiamento a contatto schermato. Il
soggetto ha dinnanzi uno schermo opaco, aperto in basso e le
5 carte chiave. La modalità di esecuzione delle prove è
simile a quelle delle tecniche precedenti. Lo schermo serve
ad impedire al soggetto la vista dello sperimentatore e del
mazzo di carte da indovinare; ciò è utile per evitare fughe
sensoriali o che lo sperimentatore influenzi, anche
inconsciamente, il soggetto. In tutti i casi è
indispensabile stabilire anticipatamente il numero delle
prove di ciascun esperimento, per cautelarsi contro
l'eventuale critica di "arresto arbitrario ", che consiste
nel terminare l'esperimento in una fase favorevole delle
prove.
Nelle prove di telepatia sperimentale, oltre che le carte Zener,
si può cercare di trasmettere dei disegni a vario grado di
complessità. In questo caso c'è da tenere presente che il
contenuto del messaggio telepatico non viene espresso dal
percipiente con immagini o parole così chiare da fare
drasticamente sentenziare: "Sì, ci ha preso", oppure " No, non
ci ha preso". Il contenuto del messaggio filtra, come ogni altro
prodotto dell'inconscio, attraverso gli strati della psiche,
specialmente la censura, che ne alterano, talora profondamente,
il contenuto che deve essere pertanto riconosciuto ed
interpretato.
Queste prove, ed ancor più quelle con le carte Zener, sempre
uguali e ripetute centinaia o migliaia di volte, finiscono in
genere per fiaccare la resistenza sia dei soggetti, sia degli
sperimentatori. Per destare un maggiore coinvolgimento emotivo,
si sono provate nuove vie di sperimentazione che stanno a metà
tra una ricerca qualitativa ed una ricerca quantitativa. Una di
queste è la "Remote Viewing", o visione a distanza. Un
agente si reca in un luogo scelto a caso e si ferma ad
osservarlo con attenzione. Nello stesso momento il soggetto
cerca di riconoscere il luogo e di descriverlo. Fatti vari
esperimenti, i responsi vengono affidati a dei giudici esterni,
così come la lista dei luoghi visitati. I giudici dovranno, in
base alle corrispondenze che vi troveranno, accoppiare i
responsi con i luoghi elencati. Lo sperimentatore verificherà
l'esattezza degli accoppiamenti e stilerà un giudizio finale ed
un punteggio.
Un altro tipo di esperimento, che come il precedente ha lo scopo
di produrre e di evidenziare processi telepatici e
chiaroveggenti, è stato progettato e provato anni fa dal C.S.P.
di Bologna, con risultati più che lusinghieri. Si formano due
gruppi, uno di trasmittenti ed uno di riceventi. I riceventi, ad
un'ora prestabilita ed in casa loro, si pongono in "ascolto",
cercando di capire che cosa i trasmittenti stiano facendo.
Questi ultimi sono infatti coinvolti in una "scena vissuta",
cioè stanno facendo qualcosa che li impegna o li diverte, come
giocare a carte, far finta di gestire una farmacia, rompere con
gusto dei vetri, ecc.. Dei giudici faranno poi un confronto tra
i responsi dei percipienti e le scene bersaglio, come descritto
per la "Remote viewing". I risultati, le indicazioni e le
correlazioni che sono state tratte da questo particolare, e per
certi aspetti, divertente tipo di sperimentazione, sono stati
assai promettenti. Si auspica, pertanto, che questi esperimenti
con "scene vissute" vengano ripetuti ed approfonditi da altri
gruppi di ricercatori.
Occorre, tuttavia, ricordare come, in questo tipo di
sperimentazione, in genere il soggetto difficilmente indovini il
bersaglio nella sua interezza, ma ne coglie delle parti, dei
particolari più o meno rilevanti. Può cogliere la sola forma, il
colore, l'idea, un particolare secondario e sfuggente o più di
questi elementi contemporaneamente. Spesso, ed il C.S.P. di
Bologna al riguardo se n'è fatta una notevole esperienza, si
colgono invece delle idee parassite. Ovvero, quando una stessa
immagine è stata trasmessa telepaticamente a più individui, un
buon numero di questi riferisce idee o immagini tra loro
coincidenti, ma che non hanno nulla a che fare direttamente con
il bersaglio, ma possono invece avere con esso delle attinenze
logiche. Quando, infatti, per fare un esempio, nel corso di un
esperimento di telepatia fatto per radio dal dott. P. Cassoli e
consorte, è stata trasmessa l'immagine di un pagliaccio, molti
radiospettatori hanno ricevuto l'idea di una strada, molto
probabilmente per associazione con il film "La strada" di F.
Fellini.
Molti esperimenti sulla Psi richiedono una presentazione del
tutto aleatoria, e pertanto non prevedibile dal soggetto, dei
bersagli da cogliere. Molte critiche, spesso estremamente
pesanti, ma talora giustificate, sono state fatte proprio sui
criteri di aleatorietà utilizzati dai parapsicologi nelle loro
prove. Per superare queste obiezioni, un numero sempre crescente
di sperimentatori si è affidato ai sofisticati mezzi tecnici che
la scienza poteva in quel momento provvedere. Ha iniziato lo
stesso Rhine con un mescolatore meccanico delle carte in
sostituzione del mescolamento manuale e con vari tipi di
strumenti per il lancio automatico dei dadi; altri si sono
affidati a circuiti oscillanti ad alta frequenza in grado di
fornire successioni di numeri umanamente non prevedibili, o si
sono rivolti a dispositivi elettronici con la stessa funzione,
alcuni dei quali basati sul decadimento di particolari sostanze
radioattive.
Valutazione statistica
Per sapere se una serie di esperimenti ha fornito risultati
interessanti, ossia se hanno varcato la cosiddetta soglia di
significatività, si ricorre all'applicazione di alcune semplici
formule statistiche. Normalmente, la media dei risultati non
coinciderà necessariamente con l'attesa casuale media, ma
osserveremo una deviazione, o scarto, più o meno marcata
rispetto al valore medio casuale. Tale deviazione è chiamata
dispersione. Si può stimare un valore medio della dispersione,
la cosiddetta "deviazione standard"
(DS), che risulta essere
uguale alla radice quadrata di npq,
dove n è il numero delle prove che costituiscono un esperimento,
p è la probabilità di successo casuale, e
q è la probabilità contraria (
1-p). Entro i limiti della
deviazione standard si verrà a trovare la maggior parte di tutti
i risultati delle prove nell'ipotesi che si verifichi un
andamento casuale. Nel caso delle carte Zener, se il numero
delle prove n è uguale a
2.500, la probabilità p è 1/5,
mentre la probabilità contraria è 1-p=4/5
e DS sarà pertanto uguale alla
radice quadrata di 2.500*1/5*4/5=20. Il che significa che la
maggior parte dei risultati oscillerà attorno alla media casuale
( 500) di un valore massimo di 20. Per avere un indice di
significatività più preciso, si calcola la "Ragione
critica" ( CR) che è:
CR=x-np/DS, ossia il rapporto
tra l'eccedenza dei successi (x)
rispetto alla attesa casuale e la deviazione standard. Ad ogni
valore della Ragion critica corrisponde una precisa probabilità
che il risultato sia extracasuale. Questa probabilità si ricava
consultando le usuali tavole statistiche. La significatività
minima considerata ancora valida nella sperimentazione
parapsicologica è di 2,5
volte la deviazione standard, vale a dire
RC= 2,5. Questo valore
corrisponde ad una probabilità di 1 su 100 che il risultato sia
dovuto al caso. Per RC= 3,
sempre dalle tavole statistiche, otteniamo una probabilità su
370 che il risultato sia casuale. Con
RC= 5, la probabilità del caso sale vertiginosamente a 1
su 754.000, il che significa che il nostro esperimento deve
essere interpretato certamente con l'intervento di un fattore
extracasuale. Quando otteniamo, invece,
CR=0, tutti i risultati
favorevoli registrati debbono essere considerati casuali. Altri
criteri di valutazione statistica per semplici esperimenti di
ESP sono il chi quadrato, l'analisi della varianza, ecc..
Uno dei maggiori vantaggi dell'applicazione del metodo
statistico alla ricerca Psi è che essa consente di ovviare, in
parte, alla mancanza di ripetibilità dei singoli fenomeni. E ciò
grazie alla sua capacità di mettere in evidenza effetti Psi
minimi, altrimenti non individuabili. L'aspetto negativo risiede
nel fatto che non è possibile analizzare singoli fenomeni Psi
nella loro dinamica particolare, ma coglie invece il loro
comportamento d'insieme, riducendo di conseguenza picchi elevati
ad anonime colline di scarso effetto.
Effetto di posizione (effetto declino e curva ad "U")
Nell'analisi statistica dei risultati delle prove ESP sono
emerse delle regolarità o, comunque, delle caratteristiche nella
distribuzione dei risultati, che presentano notevole interesse,
sia perché costituiscono delle anomalie inspiegabili con le
leggi del caso, e quindi avvaloranti la realtà dell'ESP, sia
perché rivelano delle modalità, in alcuni casi abbastanza
ripetitive, con cui l'ESP tende a manifestarsi. La più frequente
è l'effetto declino che consiste nella tendenza a diminuire i
risultati positivi nel corso dell'esperimento. Questo effetto
sembra mostrare una relazione tra capacità Psi ed i processi
psicologici ordinari, come la memoria e l'attenzione. Risulta,
infatti, che in taluni casi il soggetto si comporti come se si
stancasse durante lo svolgimento delle prove.
Di particolare interesse sono le cosiddette curve ad "U",
consistenti nel fatto che un soggetto diminuisce il rendimento
nel corso delle prove con una leggera risalita finale, ottenendo
così i risultati migliori all'inizio ed alla fine della serie.
La risalita finale si ha quando i soggetti sanno che
l'esperimento sta per terminare. Anche nei fenomeni psicologici
ordinari avviene che al principio ed alla fine dello svolgimento
di una qualsiasi attività in cui è coinvolta una facoltà
tipicamente psicologica, come l'attenzione, le prestazioni o i
risultati sono migliori. Così, se si trascrive graficamente su
un diagramma l'andamento del fenomeno, esso si distribuisce
secondo una curva ad U. Serva in proposito qualche esempio. Il
bambino che impara a memoria una poesia ricorda più il principio
e la fine che la parte centrale. L'attenzione durante una
conferenza è buona in principio, minima al centro, si rialza
verso la fine.
Ebbene, anche negli esperimenti di ESP il fenomeno ha, in una
data serie di prove, un simile andamento. Tale fatto è uno di
quelli che ha maggiormente scosso la resistenza di molti
ricercatori quando lo hanno riscontrato nel corso dei loro
esperimenti. La sua importanza risiede nel fatto che dimostra
inequivocabilmente la presenza, in un esperimento di ESP, di un
fattore psichico. Se i risultati fossero semplicemente casuali o
accidentali, questo effetto della curva ad "U" non potrebbe
prodursi. Avremmo pertanto una distribuzione essenzialmente
casuale dei risultati.
Il
biofeedback
Quello stato psicofisiologico, caratterizzato
all'elettroencefalogramma dalla prevalenza di onde alfa, è
ritenuto molto interessante dai parapsicologi perché, in qualche
caso, ha permesso ad alcuni soggetti di esprimere in modo assai
convincente le loro potenzialità Psi. È uno stato di
rilassamento psicomotorio, di calma, in cui una persona lascia
fluire liberamente i pensieri e le fantasie che si presentano
alla mente. Negli anni '60, a San Francisco, Joe Kamiya, nel
corso di uno studio sul funzionamento del cervello, scoprì una
semplice tecnica che insegnò ai soggetti da lui sperimentati,
per autoindursi uno stato mentale ricco di onde alfa. Quando,
con l'ausilio di un elettroencefalografo, Kamiya riscontrava il
comparire di queste onde, avvertiva il soggetto con un segnale
convenzionale. Ciò permetteva a quest'ultimo di riconoscere il
proprio ingresso nello stato alfa e, dopo un certo allenamento,
di potere provocare, potenziare e gestire autonomamente questa
condizione. Nacque, in questo modo, una nuova branca della
neurofisiologia chiamata "biofeedback", termine difficilmente
traducibile in italiano. Alcuni lo rendono con "alimentazione a
ritorno" o "processo con retroazione", ecc.. Per chiarire meglio
il suo significato, in cibernetica feedback indica un
dispositivo, una struttura elettronica abbastanza complessa ed
articolata, capace di regolare o modificare per proprio conto il
suo funzionamento. Nei suoi sviluppi successivi, il biofeedback
ha consentito di esercitare un certo controllo su alcuni
processi interni come la generazione di particolari onde
cerebrali, la variazione della propria pressione arteriosa,
ecc..
Sulla scia di queste scoperte, lo psicologo americano C.T. Tart
cercò di rimediare al calo delle "performances" Psi dovute
all'effetto declino. Infatti, durante le prove di ESP, il
soggetto non viene normalmente a conoscenza dei risultati
ottenuti se non alla fine della seduta sperimentale. Ciò può
risultare, alla lunga, psicologicamente frustrante, inoltre non
gli permette di riconoscere la facoltà di percezione
extrasensoriale nel momento stesso in cui si sta manifestando.
Tart provò, con un lusinghiero successo, ad applicare le
tecniche di biofeedback di Kamiya alla sperimentazione Psi. Man
mano che i soggetti fornivano una risposta, venivano
immediatamente informati da un segnale luminoso quando la
risposta era esatta. Così facendo, sembrava verosimile che essi
imparassero a riconoscere l'insorgere del fenomeno paranormale e
che lo potessero gestire al meglio, evitando di dare risposte
sbagliate. Il suo principale esperimento con la tecnica del
biofeedback ha visto 722 indovinamenti su 5.000 prove,
significativamente al di sopra dell'attesa casuale di 500
risposte esatte (essendo la probabilità di 1:10), Al momento
attuale, la tecnica del biofeedback è divenuta un'applicazione
quasi costante nello studio sperimentale dell'ESP e della
psicocinesi.
Effetto "pecore-capre"
È
stato rilevato che i soggetti che non sono convinti
nell'esistenza dell'ESP (stranamente indicati come "capre")
hanno in genere una media di punteggi più bassa dei soggetti che
invece credono nell'ESP (indicati come "pecore"). Molti di
quelli che non credono nei fenomeni paranormali possono
manifestare punteggi che sono quasi costantemente al di sotto
della media casuale. Si è portati a credere che costoro, per
ottenere i loro risultati negativi, debbano conoscere per via
extrasensoriale i risultati positivi, per poi convertirli in
risultati negativi, come se volessero dimostrare in questo modo
il loro atteggiamento scettico nei riguardi dell'ESP.
Conclusione
I
fenomeni paranormali di tipo Psi-cognitivo, sembra ormai chiaro,
non si realizzano tramite gli organi di senso noti, ma sembrano
rifarsi ad un canale di cui praticamente non si conosce nulla:
né l'energia che li sostiene, né come questa supposta energia
venga modulata alla fonte per codificare l'informazione, né
l'organo attraverso il quale questa energia-informazione viene
raccolta dal ricevente. Né, infine, sono noti i processi e le
vie che fanno affiorare alla coscienza queste informazioni una
volta che, in qualche modo, siano state decodificate dal
ricevente. Ed ancora, tra le caratteristiche maggiormente
tipizzanti questi fenomeni, forse le più sconcertanti sono
quelle date dall'imprevedibilità e dall'ambiguità del loro modo
di manifestarsi. Nessuno di noi può, a meno forse di casi
veramente eccezionali, essere padrone al cento per cento delle
proprie eventuali facoltà Psi. Anche quando queste esistono e
compaiono con una certa frequenza, il loro riconoscimento è
difficile, o perché singoli fatti vengono fatti rientrare nel
comodo campo delle coincidenze, o perché si manifestano in forma
complessa e non ne possiamo riconoscere pertanto la loro origine
particolare.
Questo stato di cose ha fatto fiorire attorno al paranormale
varie interpretazioni e vari atteggiamenti. In particolare la
scienza non si è dichiarata soddisfatta dei risultati sin qui
raggiunti. Vengono fatte critiche di carattere generale,
critiche ai metodi e critiche all'eterogeneità della figura
professionale dei parapsicologi. Tale figura non appare per
niente ben definita: non si sa esattamente chi possa proclamarsi
parapsicologo, quali titoli di studio debba esibire, a quali
società di Parapsicologia debba appartenere, e perché tra i
parapsicologi ci siano tante difformità di pensiero su questioni
basilari e di principio sull'essenza stessa della
Parapsicologia.
Da non trascurare, peraltro, il pesante dubbio che ancora grava
su gran parte della sperimentazione Psi, concernente il sospetto
di frode da parte dei sensitivi e, talora, anche da parte degli
sperimentatori. Dubbio anche sui metodi sperimentali e sui
criteri di valutazione dei risultati che appaiono spesso non
uniformi e non sufficientemente rigorosi, se non errati.
La scienza, nel frattempo, si pone in uno stato di attesa. Essa
si aspetta che i parapsicologi forniscano, con tutte le dovute
garanzie, degli esperimenti in cui la fenomenologia Psi si
presenti con i caratteri della misurabilità delle eventuali
forze in gioco e della riproducibilità. Inoltre, se non è
possibile dimostrare i fenomeni sperimentalmente e renderli
riproducibili, i parapsicologi dovrebbero almeno sviluppare una
teoria plausibile sul loro modo di operare e sulla loro natura.
Forse, come ha suggerito il prof. Ferdinando Bersani, i tempi
non sono ancora maturi, occorre aspettare che altre scoperte in
altre branche della scienza diano nuovi strumenti e nuova luce
per rischiarare anche i bui meandri in cui sembrano operare i
fenomeni paranormali. A questo riguardo, un particolare
interesse ed una speranza sono rivolti a certi aspetti della
ricerca cosiddetta di frontiera, sia della fisica, sia delle
neuroscienze e della psicologia.
L'impressione generale che oggigiorno si può ricavare è che la
distanza tra la fenomenologia paranormale e quella di altre
discipline vada gradualmente diminuendo. La natura stessa del
mondo materiale viene discussa e riveduta, i principi finora
imperanti nella scienza sembrano in buona parte inadeguati a
comprendere quanto di nuovo traspare all'orizzonte. Da un fermo
ed inossidabile meccanicismo, specie nelle scienze fisiche, si
sta passando ad una visione intima della realtà sempre più
rarefatta e sfuggente. La materia perde consistenza per
trasformarsi in qualcosa di quasi impalpabile, astratto, retto a
sua volta da regole che sembrano scaturire più dalla mente di un
filosofo o di un iniziato che da quella di uno scienziato. E non
è escluso che in questo magma sempre più informe, rappresentato
da una scienza in vertiginosa trasformazione, possano inserirsi
anche i fenomeni paranormali, conquistandosi una nicchia che,
seppure piccola, appare ai nostri occhi preziosa.
Note
(nota 1) W.E. Cox, a questo proposito, ha condotto un'attenta
ricerca ed ha verificato che negli Stati Uniti il numero dei
passeggeri presenti sui treni coinvolti in disastri ferroviari
era, in genere, mediamente inferiore a quello dei passeggeri
presenti sugli stessi treni nei 10 giorni precedenti la
sciagura.
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