Sogni, figli
di un dio minore
(1)
Marianna
Bolko
Nel 1991, assieme al
collega Merlini con il quale da diversi anni mi occupo di
aspetti clinici e teorici del fenomeni E.S.P. in ambito
psicoanalitico, ho preparato un contributo apparso in un volume
sul sogno pubblicato da Bollati-Boringhieri. Propongo oggi una
sintesi del discorso impostato allora, con aggiunte tratte dalla
mia esperienza personale.
Il mio contributo è
volutamente circoscritto alla matrice psicoanalitica freudiana.
Prenderò in considerazione alcuni fenomeni che avvengono durante
l'analisi della costellazione transfert-controtransfert, per i
quali sembra legittimo affermare la possibilità di un'indagine
con gli strumenti analitici specifici.
Se gli articoli
sull'argomento scritti a suo tempo da Freud comparissero ora su
una delle nostre riviste, forse non ci si accorgerebbe che sono
stati scritti sessant'anni fa. Non solo per l'originalità del
pensiero freudiano, ma soprattutto perché la ricerca
psicoanalitica in questo campo è pochissimo progredita: "Uno dei
fatti più significativi della storia della psicoanalisi è
l'indifferenza con cui sono state accolte le pubblicazioni di
Freud sulla telepatia... a partire dal suo primo lavoro (1921 b)
non più di sei psicoanalisti hanno portato contributi clinici in
questo campo e gran parte di loro ha pubblicato un solo scritto,
seguito da uno strano persistente silenzio". Così scriveva
Eisenbud nel 1946, ma , da allora, la situazione non è molto
cambiata, eccetto forse in Italia.
Perché parlo di sogni e
fenomeni E.S.P.? Ritengo che la risposta più semplice e, nel
contempo, più vera sia che nella pratica analitica i fenomeni
E.S.P. compaiono soprattutto nei sogni. Non solo per motivi, per
così dire, intrinseci, perché, ad esempio, lo stato di sonno è
particolarmente adatto a ricevere il fenomeno telepatico (Freud,
1921 b, 1932) (2),
ma anche perché tuttora i sogni rivestono un particolare
interesse.
Il sogno e il suo
racconto, espressione entrambi di una relazione, rappresentano
un particolare momento di reciproca disponibilità, intimità e,
nel contempo, di modulazione dell'esperienza emotiva che può
facilitare sia la collocazione che il riconoscimento del
fenomeno E.S.P.. Se il sogno rappresenta il "luogo" privilegiato
dei fenomeni E.S.P., questi sono stati descritti anche
all'infuori di esso. Come pure, sempre nella letteratura
psicoanalitica, sono stati riportati sogni telepatici che, pur
non riferendosi al rapporto analista-paziente, sviluppano la
propria forza dimostrativa, come osserva Freud a proposito del
proprio materiale (1921 a, 1921 b, 1925) solo dopo essere stati
sottoposti all'elaborazione analitica. Due sogni di questo tipo
sono stati descritti, ad esempio, da Farrel (1983). È chiaro che
nel lavoro analitico i fenomeni E.S.P. si possono osservare
ovunque. Però soprattutto nei sogni, per cui, parlando di sogni
e telepatia, il punto di collegamento può essere collocato nello
stato di coscienza modificato o, secondo la dizione dei
parapsicologi, "altro" (e non "alterato"), che si ha nel sonno,
nell'ipnosi, sotto l'effetto di droghe, nell'estasi, nella
meditazione trascendentale, nel Ganzfeld, ecc.. Ehrenwald (1978)
ha allargato il concetto di stati modificati o altri di
coscienza. Essi vengono considerati "mutamenti esistenziali" e
comportano un mutamento degli stati mentali sia consci che
inconsci, nonché mutamenti comportamentali. Consistono nel
rimaneggiamento e nella riorganizzazione repentina e globale
degli adattamenti psicologici e fisiologici che portano un
soggetto dalla personalità chiusa (che accetta norme e principi
di causa-effetto e di spazio-tempo) ad avere una personalità
"aperta" che accetta altre realtà ed esperienze, incluse quelle
E.S.P.. Probabilmente gli esempi più evidenti di mutamenti
esistenziali sono il sonno e lo stato di sogno. Le variazioni
fisiologiche legate al sonno sono ben definite e conosciute. Ad
esse si accompagna il mutamento sconvolgente dell'esperienza
interiore del sognatore, ivi compreso l'aumento di recettività
telepatica documentato dalla sperimentazione parapsicologica. Di
fatto, è l'affinità fra i fenomeni telepatici e i sogni (questi
ultimi sono la base su cui si fonda la concezione di processo
primario in Freud) a suggerire l'esistenza di un denominatore
comune nel mutamento esistenziale, condizione nella quale
entrambi si presentano in grado massimo. La loro affinità si
manifesta anche nel fatto che tanto i sogni quanto i fenomeni
E.S.P. sono caratterizzati dalla disorganizzazione delle
categorie di spazio, tempo e causalità. È opportuno peraltro
osservare che la situazione analitica di per sé può favorire
l'esperienza E.S.P.. Le caratteristiche del setting
tradizionale tendono a provocare uno stato di coscienza
modificato che viene considerato fattore favorente l'esperienza
E.S.P..
Ehrenwald (1978) osserva
che il "linguaggio dimenticato" della fase simbiotica fra madre
e figlio può essere ripristinato in ogni situazione che
ripropone questo modello di relazione: una di queste è il
setting analitico. Major e Miller (1983), puntualizzando
che il "luogo dell'interpretante" è un medium ove si incrociano
e si mescolano le rappresentazioni inconsce dell'attività
pulsionale dell'analista e dell'analizzando, osservano che
"questo processo è assimilabile a quanto possiamo osservare
nell'esperienza telepatica".
Prima di esporre e
discutere i sogni converrà ricordare schematicamente le più
significative osservazioni di Freud sul rapporto fra sogni e
telepatia. Conviene anche precisare che, per Freud, trasmissione
del pensiero e telepatia erano fenomeni quasi equivalenti (cfr.
Jannuzzo, 1988).
- Le telepatia è
favorita dallo stato di sonno (1921 b, 1925).
- Anche se il
messaggio telepatico giunge al ricevente nello stesso
momento in cui si svolge l'evento esterno, può essere
percepito dalla coscienza solo nella notte successiva
durante il sonno (1921 b, 1925).
- Vi sono due tipi di
"sogni telepatici": nel primo il messaggio telepatico può
essere considerato alla stregua di un residuo diurno il
quale, secondo lo schema classico, concorre alla formazione
del sogno. In questi casi, "il messaggio telepatico (...)
non può dunque cambiare nulla nel processo di formazione del
sogno..." (1921 b). Nel secondo tipo invece il sogno è la
riproduzione non deformata di un evento esterno trasmesso
telepaticamente rispetto al quale la psiche mantiene un
atteggiamento "ricettivo e passivo". Per questo tipo di
sogni Freud ritiene corretta la dizione di "esperienza
telepatica verificatasi durante il sonno" (1921 b).
- Sembra essere facile
la trasmissione di "desideri inconsci" (1921 a, 1925) o di
"ricordi" (1921 a, 1925) laddove questi sono particolarmente
"intensi" o dotati di una "forte tonalità affettiva".
- La trasmissione del
pensiero è particolarmente facile allorché una
rappresentazione emerge dall'inconscio o, in termini
teorici, allorché una rappresentazione passa dal "processo
primario" al "processo secondario" (1925).
Sono note le difficoltà
degli psicoanalisti ad occuparsi dell'occulto e le critiche
fatte allo stesso Freud in questo suo interesse. Contrariamente
ad altri Paesi, con tutta probabilità per la presenza
rassicurante-trainante di uno dei più stimati studiosi a livello
internazionale, Emilio Servadio, in Italia diversi psicoanalisti
hanno pubblicato osservazioni sui fenomeni E.S.P.: Servadio, in
primo luogo, Gaddini, Muratori, Calvesi, Novelletto, Micati
Zecca, Fachinelli ecc.. Fra questa casistica relativamente
abbondante, ho scelto tre sogni di persone in analisi riferiti
da Servadio, Calvesi, Micati Zecca e due sogni tratti dalla mia
esperienza personale. Posso anticipare che fondamentalmente
questi sogni segnalano che il paziente è venuto a conoscenza di
avvenimenti della vita dell'analista.
Emilio Servadio, 1925,
Int. J. Psycho-Anal., 36, 26-30.
A. è in analisi da due
anni. Nel periodo del sogno l'analisi è da poco ricominciata
dopo un intervallo di 30 giorni per le vacanze estive di
Servadio. Rientrati a Roma, la moglie di Servadio era
immediatamente ripartita, recandosi in una località di mare,
insieme alla figlia e a due nipotine, bionde e molto carine, di
8 e 3 anni. Abitavano in una villetta con davanti un piccolo
giardino. A. si trova in una situazione di transfert negativo:
si lamenta che l'analista è freddo, distaccato ecc..
Servadio osserva che,
dopo la partenza dei familiari, si sentiva solo, a disagio,
senza nessuno con cui parlare, frustrato nei suoi bisogni
affettivi e sessuali. Le poche parole scambiate ai pasti con la
domestica non servivano a colmare il vuoto lasciato dai
familiari anzi "io mi sentivo abbandonato e maltrattato".
La sera del 27 Agosto due
colleghi americani telefonano a Servadio annunciando che sono
arrivati a Roma. Servadio li invita a cena per la sera
successiva, 28 Agosto, insieme ad altri due colleghi italiani,
in un famoso ristorante della capitale, la cui specialità erano
le tagliatelle. Per essere puntuale, Servadio decide di
annullare la seduta con A., seduta che doveva aver luogo il
giorno 28 alle ore 20. Il 28 mattina, dopo aver inutilmente
cercato di entrare in contatto telefonico con A., gli invia la
domestica con un messaggio scritto in cui lo avverte della
mancata seduta.
Nella seduta del 29
Agosto il paziente riferisce il seguente sogno fatto nella notte
fra il 27 e il 28: "Io ero vicino alla sua casa, ma non si
trattava di questa. Era simile ad un cottage di una cittadina
californiana con un piccolo giardino davanti. Mi pareva di
vedere la sua domestica, N., che mette un piatto con delle
tagliatelle vicino al cancello del giardino. Vado verso il
piatto, mi sentivo affamato, miserabile e avevo freddo. Ero
vestito solo con un paio di pantaloni corti. Mentre mi sto
avvicinando al piatto vedo arrivare una macchina. Sapevo che lei
e sua moglie eravate sulla macchina. Mi spavento e corro via.
Il sogno cambia: mi trovo
nella casa e vedo sua moglie dal di dietro. È con tre figlie:
una è sua figlia di 14 anni che ho visto una o due volte (però
era più carina che nella realtà). Le altre erano due bimbe
bionde molto carine: una poteva avere all'incirca 8 anni,
l'altra 3 o 4. Io mi sento ancora miserabile e trascurato, anche
se mi pareva di sapere che la sua famiglia era piacevole e non
aveva nulla contro di me.
Alessandro Calvesi, 1980,
Riv. Psicoanal. 26, 210-236.
Il paziente è al secondo
mese di analisi. È il primo paziente di Calvesi che, a sua
volta, è al terzo anno della propria analisi e della quale
riferisce: "Solitamente parcheggiavo la mia auto in piazza
Navona, poi mi dirigevo - senza mai stancarmi di ammirare almeno
la fontana centrale della piazza e la facciata della chiesa di
S. Agnese - verso via del Corso del Rinascimento, raggiungendo,
con pochi passi, il portone del palazzo ove era ubicato lo
studio-abitazione dell'analista. Qui giunto, salivo a piedi le
scale (non c'era l'ascensore), incontravo, al termine delle
prime due rampe di scale, finestre con vetri colorati,
costituite da un mosaico di rombi rossi e verdi.
Entravo nello
studio-abitazione. Solitamente attendevo alcuni minuti prima in
una stanza, pavimentata con antiche mattonelle rosse, in fondo
alla quale c'era un tavolo di legno.
D'inverno la stanza
d'attesa era riscaldata da una piccola stufa portatile (non
c'era impianto di riscaldamento). Quindi accedevo allo studio
vero e proprio dove, fra l'altro, c'era il divano analitico ed
una biblioteca, alta e ampia, fatta di scaffalature".
Ed ecco il sogno del
paziente: "Mi reco in una specie di studio medico a piazza
Navona, o forse nelle vicinanze di piazza Navona. Lo studio si
trova in un palazzo vecchio, di quelli senza ascensore e senza
impianto centrale di riscaldamento. Salgo un rampa di scale
piuttosto stretta, tutta interna, chiusa; alla fine di questa
rampa c'è una finestra a vetri colorati con due colori: rosso e
verde. Poi c'è un'altra rampa di scale e un'altra finestra
uguale, che si vede attraverso qualcosa di stretto. La porta
della casa del medico è di legno vecchio, robusto. All'interno
della casa vedo una specie di tinello con in fondo un tavolo di
legno, vedo il pavimento di vecchie mattonelle rosse; una specie
di letto che sembra uno di quei lettini da studio medico, ma non
è proprio come quelli. Vedo degli scaffali, dove però non ci
sono delle medicine come negli studi medici. Vedo una vecchia
macchina da cucire fatta così: un ripiano di legno marrone,
vecchio, tarlato, montato su un telaio di ferro, con sopra la
macchina da cucire; sotto c'è la pedana e la ruota".
Loredana Micati Zecca,
1982, Riv. Psicoanal., 28, 171-189.
G., studente
universitario al secondo anno di analisi. Nel periodo del sogno
G. deve recarsi in un'altra città per frequentare l'Università,
cosa che comporterà di ridurre le sedute e concentrarle in pochi
giorni. Sebbene tale problema sia stato discusso all'inizio
dell'analisi, in quel momento sembra costituire il luogo dove si
incanalano le resistenze e l'ambivalenza di G. nei confronti
dell'analisi. G. spesso si assenta o arriva in ritardo alle
sedute.
Qualche settimana prima
del sogno, mentre G., appena entrato nello studio, si sta
sdraiando sul lettino, Micati Zecca prova un improvviso dolore
acuto al centro del petto: "Dio mio - pensa - che seccatura
sarebbe un infarto! Dovrei rinunciare per sempre a tante
attività sportive!". Il paziente dice: "Mentre venivo da Lei mi
è preso un attacco di angoscia spaventoso, il cuore pareva
impazzito, ero certo che stavo per morire d'infarto e sono stato
sul punto di rinunciare a venire da Lei per farmi ricoverare in
ospedale".
Micati Zecca, prima del
fine settimana, ha l'ultima seduta con G. il venerdì. Il sabato
sera, "casualmente" incontra un suo "giovane amico" chirurgo e
gli chiede di esaminarle un nodulo che aveva scoperto al seno da
qualche mese; fissano l'incontro per l'indomani, domenica
mattina: "Non ero preoccupata, ma consideravo la mia negligenza
un po' imprudente. Durante la notte ho sognato la progettata
visita, ma ero imbarazzata come se ci fossero delle sfumature
erotiche. Nonostante la giovane età del mio amico, attraverso
una serie di passaggi l'avevo investito come figura paterna. La
domenica incontrai il chirurgo, ma entrambi ci dimentichiamo del
problema cui gli avevo accennato la sera prima".
Il lunedì successivo G.
racconta un sogno: "Ero in casa di mia cugina, c'erano anche i
suoi due bambini. Lei mi chiama e mi chiede di controllarle il
seno perché era preoccupata dalla scoperta di un nodulo. Mi
sento a disagio, ero eccitato e bloccato contemporaneamente".
Questi tre primi sogni,
come preannunciato, informano che il paziente è venuto a
conoscenza di qualcosa che riguarda la vita dell'analista. Ma
ognuno in modo diverso. Cominciamo dagli aspetti formali,
ricordando l'osservazione di Freud (1921) che, nei sogni
telepatici, "...il messaggio telepatico viene trattato come una
parte del materiale che concorre alla formazione del sogno" per
cui anch'esso viene sottoposto al lavoro onirico.
Nell'esperienza telepatica si avrebbe invece la riproduzione non
deformata dell'avvenimento esterno.
Il sogno che aveva
suggerito a Freud tali osservazioni era quello dell'uomo il
quale sogna che sua moglie aveva dato alla luce due gemelli
nella stessa notte in cui la figlia, in un'altra città e in
anticipo di un mese sulla data prevista, partorisce due gemelli.
Il sogno del paziente di
Servadio è quello in cui la trasformazione della realtà sembra
essere la più rilevante. Si potrebbe dire che la realtà è stata
prima scomposta e poi ricomposta in un altro ordine. È da
osservare che tutto il sogno manifesto, pur in diverso ordine,
raffigura la realtà dell'analista sia fattuale che emotiva. Per
questo sogno potrebbe valere l'osservazione di Freud (1921 a,
1925): esso sviluppa la propria forza dimostrativa solo dopo
l'elaborazione analitica.
Il sogno del paziente di
Calvesi si colloca all'estremità opposta: la realtà è infatti
riprodotta quasi fedelmente. Quasi, perché nel sogno vi sono tre
varianti: la prima riguarda la seconda finestra "che si vede
attraverso qualcosa di stretto", la seconda che colloca in unico
ambiente la sala d'attesa e lo studio e la terza, la più
importante, è rappresentata dalla presenza di una "vecchia
macchina da cucire" (3).
È quest'ultimo elemento che conferisce al sogno l'atmosfera
magica presente in certi quadri di Magritte o di Delvaux. Su
quest'ultimo elemento si appunterà l'elaborazione di Calvesi
tanto che tutto il resto del sogno, ridondante di realtà da
sembrare "un'esperienza telepatica", sembra avere l'unico scopo
di attirare la sua attenzione.
Nel sogno del paziente di
Micati Zecca vi è una riproduzione fedele della situazione
fattuale dell'analista, ma con sostituzione dei personaggi:
questo aspetto ricorda il sogno del parto gemellare riferito da
Freud.
Forse vi è di più, perché
nel sogno sembra essere rappresentata anche la situazione
emotiva dell'analista, così come risulta dal sogno di
quest'ultima, e le sue probabili conseguenze: la visita non
fatta a causa della dimenticanza per Micati Zecca, sentirsi
bloccato nel sogno per il paziente.
Sulla base di questo
primo approccio si può osservare che, in tutti i sogni, a
livello manifesto è sempre ben riconoscibile il messaggio
telepatico con quei caratteri di forza, unicità e specificità
che Ehrenwald (1978) riunisce nel termine di "tracer element".
Inoltre nei sogni riferiti da Servadio e Micati Zecca l'elemento
telepatico riguarda esplicitamente la realtà fattuale ed emotiva
del presente, in quello riferito da Calvesi aspetti fattuali
presenti, ma anche, seppure implicitamente (la macchina da
cucire), aspetti fattuali ed emotivi passati dell'analista. Ci
si può chiedere se queste differenze formali siano irrilevanti o
abbiano qualche significato. Detto in altro modo: il sogno
telepatico ha un significato univoco proprio perché telepatico
(vedremo, in seguito, quale) o il fatto che il paziente mostri
di conoscere che il proprio analista ha scritto una lettera è
diverso dal sapere che è eccitato sessualmente? La specifica
scelta del contenuto del sogno rivela qualcosa?
Lasciamo in sospeso la
domanda per indagare quale parte svolge il paziente nel sogno o
quali sono le sue identificazioni.
Nel sogno manifesto il
paziente di Servadio rappresenta se stesso: prova delle emozioni
che potrebbero essere proprie (vedi il transfert negativo
precedente il sogno), fa delle cose, soprattutto guarda: la
domestica, la macchina che arriva, la moglie di Servadio e le
"tre figlie". Il paziente è consapevole di aver visto qualcosa
che appartiene alla vita reale di Servadio in quanto già la
conosce: la domestica, la moglie e la figlia, ma non sa che
anche le tagliatelle e le altre due bambine le appartengono e,
soprattutto, ignora che le proprie emozioni del sogno sono anche
di Servadio. In questo il Paziente è anche Servadio.
Il paziente di Calvesi
rappresenta se stesso: "mi reco...", ma non sa che sta
rappresentando Calvesi che si reca a piazza Navona. La macchina
da cucire è invece quella di sua madre: in questo il paziente è
se stesso, ma non sa che è anche quella della madre di Calvesi:
di chi è la macchina? Chi rappresenta il sognatore?
Il paziente di Micati
Zecca è sicuramente il giovane amico chirurgo e la cugina,
Micati Zecca: due soggetti distinti. Ma poi il paziente
rappresenta anche l'analista nelle sue componenti "erotiche".
In questi tre sogni c'è
qualcosa di curioso: nessuno dei sognatori vede il proprio
analista mentre, ad esempio, sale le scale dell'appartamento di
via del Corso: si mettono al suo posto o a quello di altri,
tutti comunque diventano i protagonisti.
"In occasione del parto -
scrive Freud - (atteso o appreso telepaticamente) nella sfera
rimossa della psiche paterna si desta il desiderio inconscio:
sarebbe meglio che fosse lei la mia (seconda) moglie! Ed è
questo desiderio a deformare i pensieri onirici e a causare la
discrepanza fra il contenuto onirico manifesto e l'evento reale"
(Freud, 1921 b).
È quindi il desiderio
inconscio che, ad esempio, spinge tutti i sognatori a diventare
protagonisti, a mettersi nei panni del proprio analista o delle
persone per loro significative in quel momento? Ma è proprio
così? Di chi sono i desideri, o meglio, di chi sono i sogni che
fanno i sognatori? Nell'esempio di Freud, non è possibile
immaginare che il padre abbia sognato come proprio il desiderio
incestuoso della figlia trasmesso telepaticamente? O anche che
il sogno esprima l'incontro di due desideri complementari? "Sono
tutte operazioni del paziente? - si chiede Micati Zecca - Devo
pensare che si è inserito nella mia mente ed ha sorpreso i miei
pensieri? (...) Ho il sospetto che una certa attività l'ho
svolta anch'io (...) È probabile che anch'io abbia, per così
dire, cercato un contatto con lui facendolo partecipe dei miei
processi mentali..." (Micati Zecca, 1982).
Prendiamo ora in
considerazione il possibile significato per il lavoro analitico,
attribuito dai vari Autori al sogno telepatico.
Schematicamente si
possono individuare due posizioni: una prima valorizza nel sogno
telepatico soprattutto il potenziale disvelamento di una
situazione controtransferale "negativa" dell'analista.
"Essendogli preclusa ogni
altra forma di espressione e di comunicazione - scrive Servadio
- il paziente accede a strumenti più primitivi e diretti come la
telepatia o persino la precognizione (per esempio, in un sogno).
Il tal modo egli può penetrare i 'segreti' dell'analista;
mostrargli di essere al corrente, deviare a proprio vantaggio la
sua attenzione, rimproverargli la sua presunta mancanza d'amore
o la sua aggressività" (Servadio, 1972).
Per quanto riguarda
specificamente il sogno riportato, Servadio osserva che è come
se il paziente gli avesse detto: "Credi che io non sappia che tu
pensi più a tua moglie che a me? Credi che io non sappia che tu
offri del buon cibo agli stranieri e non a me? Credi che io non
sappia che tutto ciò va in parallelo con reazioni e sentimenti
tuoi, che sono tuoi e non devono interferire con il mio
trattamento? Bene, come ho sentito i desideri omicidi di mio
padre quando ero bambino, così posso sentire e descrivere
dettagliatamente la tua ostilità, il tuo trascurarmi e le
emozioni che sono state e sono tue e che tu hai cercato di
nascondermi..." (Servadio, 1955).
La prospettiva
controtransferale può avere le seguenti implicazioni:
- il contenuto del
sogno è altamente specifico in quanto, come abbiamo visto
dalle osservazioni di Servadio, fornisce una informazione
dettagliata ed approfondita sulla situazione
trasferale-controtrasferale in atto nel momento del sogno;
- il valore
terapeutico riguarda il disvelamento di tale situazione che,
non riconosciuta, può determinare difficoltà per il lavoro
terapeutico;
- il sogno telepatico
non è un mezzo specifico in quanto è almeno teoricamente
ammissibile che lo svelamento della situazione
transferale-controtransferale avvenga per altre strade.
Una seconda prospettiva
vede nel sogno telepatico soprattutto la possibilità di
realizzare esperienze "fusionali" di "co-identità" di importante
significato terapeutico. Sono vissuti fusionali di breve durata,
osserva Micati Zecca, che si inseriscono in un contesto che si
mantiene ben differenziato e organizzato (...). La comunicazione
E.S.P. avviene per superare la barriera delle separate
individualità, e viene effettuata proprio perché tali
individualità esistono". "È possibile superare le arcaiche
angosce di separazione, solo se (previamente) avvenga una
profonda unione con l'analista, quale nuova figura materna con
la quale risperimentarle e rielaborarle in una versione che
differisca da quella originale.... L'E.S.P. mostra che tale
nuova profonda fusione con l'analista è possibile, anzi in atto"
(Calvesi, 1980).
Le implicazioni di questa
prospettiva possono essere:
- il contenuto del
sogno ha scarso o nessun valore in quanto è solo l'occasione
in cui si realizza il bisogno fusionale. Vi sono pazienti
come, ad esempio, quello di Micati Zecca che, per conseguire
l'esperienza fusionale, prima di utilizzare quella del sogno
provano altre strade. In altri pazienti invece, quelli di
Servadio e di Calvesi, il sogno telepatico compare
all'improvviso, per così dire senza alcun avvertimento.
- Il valore
terapeutico riguarda la possibilità di sperimentare una
situazione fusionale mantenendo i limiti distintivi delle
proprie individualità.
- Il sogno telepatico
(e qualsiasi altro evento E.S.P.) è altamente specifico come
fattore terapeutico in quanto non vi sono altre possibilità
all'infuori di esso di effettuare l'esperienza di cui sopra.
Sembra evidente che,
accanto ai bisogni fusionali del paziente, debba esserci, perché
abbia luogo il sogno E.S.P., anche la disponibilità e la
capacità dell'analista di regredire per stabilire un contatto a
livelli così primitivi dell'evoluzione psichica. Si potrebbe
dire con Ehrenwald (1978) che occorre anche un "interesse"
dell'analista per questi fenomeni.
A partire
dall'osservazione che il sogno telepatico contiene generalmente
sia materiale inconscio del paziente che dell'analista, è stato
sostenuto (Hollos, 1933, Servadio, 1935) che, in linea di
massima, tale sogno si verifichi proprio per l'emergere e
l'intersezione di componenti inconsce di entrambi: "parti
formatesi con sofferenze strutturali similari" le definisce,
oggi, Calvesi (1980).
A questo proposito, Fodor
(1942) sosteneva che l'analisi di un sogno E.S.P. non si
esaurisce con le sole associazioni del paziente, ma esige anche
quelle dell'analista sul proprio materiale onirico. Come si può
ben vedere, anche nella prospettiva fusionale le cose sono un
po' più complesse o, almeno, lo possono essere: il contenuto non
sarebbe indifferente, perché legato a "parti similari" che
vengono riattivate in entrambi, attirando con ciò l'attenzione
sul fatto che l'elaborazione analitica non deve appuntarsi solo
su quella del paziente.
Ecco a chi appartiene la
macchina da cucire del sogno: ad entrambi, Calvesi e il suo
paziente. Come osserva lo stesso Calvesi, si tratta di
esperienze originarie similari che si intrecciano e possono
trovare una ristrutturazione comune. Il fatto che si abbia una
regressione a fasi precoci di rapporto (fusionale,
simbiotico...) non comporterebbe quindi un'analoga regressione
dei contenuti. Infine i pazienti che attraverso il sogno o altre
esperienze E.S.P. possono soddisfare i propri bisogni fusionali
presentano generalmente un'organizzazione psichica
complessivamente integra. Ha giustamente sottolineato Ehrenwald
(1978) che pazienti con disturbi di personalità di tipo
paranoide o border-line sono in grado di affrontare queste
esperienze. Il livello di intimità in cui essi si possono
verificare comporta il rischio che diano l'avvio a un crollo
regressivo incontrollabile di un'organizzazione psichica
rigidamente e precariamente tenuta assieme da difese primitive.
Prima di esaminare le mie
esperienze prendo in esame un altro aspetto del problema. Nel
caso P., Freud attribuisce il verificarsi dell'evento telepatico
al transfert del paziente: l'analista è, per così dire, estraneo
all'evento. Tale unidirezionalità fu messa in discussione già
nel 1933: "...si tratta di un evento congiuntamente elaborato,
dove il fenomeno telepatico rappresenta un'azione inconscia
reciproca e non semplicemente un atto isolato di percezione di
una parte dell'uno o dell'altro" (Hollos, 1933).
Questa ipotesi
bidirezionale verrà presa e considerata ovvia solo molti anni
dopo nel rapporto transfert-controtransfert e, più recentemente,
in quello identificazione proiettiva-contro-identificazione
proiettiva (cfr. Bolko e Merini, 1988).
Ripropongo allora il mio
interrogativo: di chi sono i sogni che sognano i sognatori? È
legittimo considerare il messaggio telepatico alla stregua delle
percezioni coscienti o anche subliminali che fanno parte dei
residui diurni intorno ai quali il materiale inconscio del
sognatore costruisce il sogno, oppure il messaggio telepatico
entra a far parte dell'inconscio del sognatore?
A questo proposito
riferisco e commento due episodi tratti dalla mia pratica
clinica:
- Alle ore 20 del
giovedì finisco l'ultima seduta con il paziente B. che in
precedenza, tramite i sogni, si è intrufolato più volte
nella mia vita privata.
Alle 21 ricevo da
Ginevra la telefonata di un carissimo amico che mi annuncia
il suo arrivo per il sabato a Bologna ed esprime il
desiderio che organizzi una festa in suo onore a casa mia. È
per me il momento sbagliato per una festa, per vicissitudini
della mia vita delle quali egli era la corrente. Gli
rispondo seccamente di non avere spazio per una "festa" ma
che l'avrei visto volentieri a cena con qualche amico.
Dopo la telefonata mi
sento quasi offesa per la scarsa empatia mostrata in quel
particolare momento dal mio amico nei miei confronti. "Altro
che feste" penso.
Il giorno dopo,
durante la passeggiata del mattino con i miei cani, mi trovo
a sognare ad occhi aperti: ero nella mia casa con tanti
ospiti, tutte persone di prestigio, come suol dirsi, uomini
e donne importanti. Penso ad alcuni nomi. Offro loro cibi
prelibati preparati da me in una cornice fiabesca, dove
tutto era perfetto, dalle piante rigogliose alle pietanze
pensate in ogni dettaglio.
L'abbaiare improvviso
dei cani alla comparsa di un gatto mi riporta di colpo alla
coscienza vigile e mi meraviglio della fantasia appena
interrotta: non è mia abitudine sognare ad occhi aperti e la
stessa festa con illustri invitati non appartiene alla mia
storia né ai miei desideri. Mi rendo però conto che
indubbiamente ho desiderato invitare il mio amico e che le
difficoltà e gli impegni della vita devono essere talmente
frustranti da risvegliare in me fantasie megalomaniche.
Comprendo quanto mi sento frustrata senza accorgermene.
"Aspettiamo tempi migliori" penso.
Alle 14 torna il
paziente B. che mi racconta il seguente sogno: "Ricevo
l'invito ad una festa e mi sento molto onorato perché scopro
che la festa si svolge in una antica dimora appartenente ad
una signora che nella realtà è mia vicina di casa e possiede
un grande appartamento con molte piante. Nel sogno penso
'Questa volta sono invitato anch'io'. Mi avvicino alla casa
ma scopro che non posso entrare perché la porta è chiusa.
Vedo attraverso la finestra illustri personaggi,
intellettuali, famosi professori universitari (mi elenca tre
nomi da me fantasticati) in un ambiente splendido. Le piante
sono rigogliose e i cibi prelibati. Tutto viene offerto
dalla signora. Io però non posso entrare. Sono tentato di
entrare di nascosto ma penso che è meglio aspettare il
momento in cui potrò entrare di diritto."
Si tratta di un
incrocio dei desideri del mio amico, miei e del mio
paziente. Ci siamo incontrati tutti e tre in quel
particolare momento delle nostre vite a desiderare la stessa
cosa, che appare manifesta nella telefonata del mio amico,
nel sogno del mio paziente e nel mio sogno ad occhi aperti?
Oppure il mio paziente si è intrufolato (via E.S.P.) nella
mia relazione con l'amico, facendo sia la parte dell'amico
frustrato che quella mia, che non ho potuto realizzare la
fantasia grandiosa? La porta è infatti chiusa: il mio
paziente attraverso la finestra vede il mio desiderio
segreto, come io nel sogno ad occhi aperti vedo ciò che
avrei desiderato? Oppure il mio desiderio è entrato a far
parte, non come residuo diurno, ma come spinta
motivazionale, dei desideri del paziente? Oppure, ancora, è
stato il suo sogno ad attivare il mio ad occhi aperti?
- Il caso di una mia
paziente dalle mani fredde. Era troppo brava nell'alleanza e
nelle associazioni, sempre tesa a fare il meglio. (Tutto già
interpretato e reinterpretato senza successo). Al termine
della seduta ci salutiamo e quel giorno, sentendo la sua
mano fredda, come sempre pensai: "Altro che interpretazione,
questa paziente dovrebbe essere scaldata" e con una punta di
ironia mi dissi: "Finirò per fare come Ferenczi".
Nella seduta
successiva la paziente mi racconta il seguente sogno: "Ho
sognato di avere le mani calde e che stringevo le mani a
tante persone. Al risveglio - continua - le avevo veramente
calde e oggi questa sensazione di calore continua in tutto
il corpo".
Mi stupii e cercai di
ricordare se per caso il giorno precedente avessi avuto un
tono caldo di voce, fatto interpretazioni o commenti pieni
di calore e cose simili, come pure se le avessi stretto la
mano al commiato in tono caloroso. Ricordo invece che
durante quella seduta avevo provato sfiducia: "Non cambia
mai" avevo pensato; tanto meno mi sembrava di averla
salutata con particolare affetto.
Per non abbandonare
il campo mi misi allora a pensare al significato che per me
avevano le mani fredde.
Era qualcosa che
conoscevo bene. Anch'io spesso avevo avuto le mani fredde e
uno dei primi sogni della mia analisi riguardava delle mani
fredde che mi toccavano. Non so ancora oggi come mai la mia
precaria termoregolazione si sia risolta. È però avvenuto
durante la mia analisi e fin'ora non ci sono state recidive.
Poi ricordai un episodio riguardante mia figlia, che all'età
di tre settimane continuò, una sera, a piangere
disperatamente nonostante io avessi fatto "tutto ciò che
ritenevo necessario per il suo benessere". Ricordo che avevo
fretta e che il suo pianto mi infastidiva mentre la tenevo
in braccio. Sentii le sue piccoli mani fredde e pensai "Ma
tu hai freddo". A questo pensiero il mio tono muscolare si
rilassò e, come per incanto, il pianto cessò, le manine
divennero calde e lei crollò in un sonno profondo. Inoltre,
in generale, sapere che qualcuno soffre il freddo mi suscita
una commozione mista a sofferenza, con il desiderio di
rimediare.
Cosa è successo tra
me e la mia paziente proprio quel giorno, dopo cinque anni
di analisi, che segnò una svolta radicale nel processo al
punto che non molto tempo dopo il trattamento poté essere
terminato con reciproca soddisfazione?
Chiarito che si
trattava di un punto di forte sensibilità per me, nonché del
mio bisogno di rimediare, pensai che in fondo ero sempre io
quella bambina piccola (mia figlia, mia paziente) che doveva
essere scaldata da me, grande e adulta, per evitare di
sentirmi trascurata (non amata come figlia) o incapace e
cattiva come madre. Per lungo tempo evidentemente il ruolo
analitico dell'interpretatore aveva così soddisfatto i miei
bisogni di riparazione. Il giorno, in cui sentii che questo
ruolo era fallito, si fece vivo il desiderio di agire.
I due episodi presentati
hanno in comune un mio desiderio: rimosso nel primo caso,
represso nel secondo.
Nel primo caso, la
rimozione opera efficacemente sul momento (della telefonata) e
il desiderio emerge con forza successivamente tramite il sogno
ad occhi aperti. Sono stati i desideri grandiosi del mio
paziente e del mio amico ad entrare nel mio sogno ad occhi
aperti? Tutti e due volevano essere in quel momento importanti
per me. Il mio sogno (ad occhi aperti) soddisfa il desiderio del
mio amico, ma solo parzialmente quello del mio paziente che deve
rimanere fuori ad aspettare: proprio come ho dovuto fare io
stessa.
Nel caso della paziente
con le mani fredde pare invece che il mio desiderio di
riscaldarla, represso, vinca sulla parola e agisca non solo nel
sogno ma anche sul corpo della paziente stessa (psicocinesi?).
In tutti e due i casi
comunque si tratta di complementarità: io desidero riscaldare =
ella vuole essere riscaldata; io desidero invitare = egli vuole
essere invitato.
Per concludere: gli
articoli di Freud "Psicoanalisi e telepatia" (1921 a) e
soprattutto "Il significato occulto dei sogni" (1925) ponevano
già questo problema: dalla capacità del veggente a "leggere" il
desiderio rimosso di chi lo interpella, Freud passa alla
considerazione generale che "un intenso desiderio inconscio
unitamente ai pensieri e alle nozioni che da esso derivano"
(1921 a, 1925), come pure "ricordi dotati di una forte tonalità
affettiva" (1925) possono con facilità essere trasmessi. Egli
tuttavia conclude che la teoria del sogno non viene modificata
da questo elemento, che deve essere considerato come un residuo
diurno. Jones però non era dello stesso parere: mentre infatti
riteneva accettabile, dal punto di vista dell'integrità della
teoria psicoanalitica dei sogni, lo scritto "Sogno e telepatia"
(1921 b) rispetto al quale le riserve erano di ordine
diplomatico, considerò dannoso per la teoria "Il significato
occulto dei sogni" (1925).
Non è plausibile che,
oggi, siano ancora da prendersi sul serio i problemi d'ordine
diplomatico che angustiavano Jones, visto che la storia ne sta
facendo, in un modo o nell'altro, giustizia. Considerando poi il
dibattito attuale sull'epistemologia psicoanalitica, anche certi
scrupoli di purezza teorica possono essere ridimensionati. Il
problema del passaggio di contenuti mentali può, a buon diritto,
iscriversi definitivamente tra le categorie della teoria clinica
della psicoanalisi: senza timori per le implicazioni e le
conseguenze nei confronti della costruzione di una teoria
generale. È probabile, anzi, che la metapsicologia
psicoanalitica potrà trarre beneficio dalla ricchezza di
osservazioni che caratterizza, per chi vi si accosti con mente
sgombra da pregiudizi, questo campo d'indagine.
Note
(nota 1) Relazione tenuta
al Convegno del C.S.P., 8 Maggio 1993
(nota 2)
Anche la ricerca parapsicologica "riguardante i casi spontanei
(di esperienze paranormali) indica che uno su due è avvenuto
durante il sonno e si è manifestato sotto forma di sogno" (Strauch,
1973).
(nota 3)
Nelle associazioni del paziente essa viene collocata nella sua
infanzia. Anche per Calvesi una simile macchina era un elemento
importante dei suoi giochi infantili.
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